Proponiamo il rapporto annuale di UBI Comunità sulla situazione dei finanziamenti alle cooperative sociali in un settore, quello del no-profit, il quale si sta sempre più rendendo capace di fornire risposte adeguate ai problemi attuali del mercato, dell’occupazione e dell’integrazione:
Giunge alla IV edizione l’ “Osservatorio UBI Banca su Finanza e Terzo Settore”, realizzato da Ubi Banca con il supporto scientifico di Aiccon (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit) e nato con l’obiettivo di monitorare in maniera continuativa lo stato e l’evoluzione del fabbisogno finanziario del Terzo Settore. La IV edizione completa l’osservazione delle principali tipologie giuridiche delle organizzazioni non profit, intrapresa nel 2011 con l’analisi sulla cooperazione sociale, cui si è aggiunto nel corso degli anni il focus sull’associazionismo (2012) e sulle fondazioni (2013).
La IV edizione dell’indagine, riferita al 2014, ha esplorato in particolare la domanda di servizi finanziari del mondo dell’imprenditorialità sociale italiana attraverso un’analisi campionaria svolta attraverso la somministrazione di un questionario di indagine rivolto rispettivamente ai responsabili di 250 cooperative sociali e consorzi di cooperative sociali e di 50 imprese sociali Srl.
Le cooperative sociali in Italia, secondo gli ultimi dati di Iris Network (2014), sono 12.570, generano un valore della produzione pari a 10,1 miliardi di euro annui e occupano oltre 500 mila addetti.
Le imprese sociali disciplinate dal decreto legislativo n. 155/2006 sono 1.348 e generano un valore della produzione di 314 milioni di euro e impiegano 29 mila addetti.
Cresce il numero medio di istituti di credito con cui le cooperative sociali intrattengono rapporti (il 43,2% degli intervistati dichiarano di avere relazioni con due banche, in crescita di 5,4 punti percentuali sul 2013; il 28,4% ha rapporti con più di due banche), così come in crescita è anche il livello di soddisfazione da parte delle cooperative sociali nei confronti delle banche con cui sono in rapporto: il 60,4% (+5,6 punti percentuali rispetto al 2013) si ritiene infatti soddisfatto dei servizi bancari offerti.
Ciò indica un evidente tentativo di andare incontro ai bisogni finanziari della cooperazione sociale attraverso l’attuazione di più incisive strategie di personalizzazione messe in atto da una parte del sistema bancario, tendenza positiva che viene confermata anche dalla percentuale di concessione di finanziamenti: 1 cooperativa sociale su 2 dichiara di aver avuto esito positivo alla richiesta inoltrata agli istituti di credito con la concessione dell’intero ammontare del finanziamento richiesto. Le ragioni della mancata o parziale concessione dei finanziamenti richiesti risiedono principalmente nella richiesta di importi troppo elevati (43,4% dei casi) o nella mancanza di adeguate garanzie (45,3%).
Rispetto al 2013, nel 2014 si registra un calo nell’utilizzo di tutte le categorie di servizi bancari non legati alla stretta quotidianità (bonifici, pagamento stipendi, home banking), tranne che per ciò che riguarda le fidejussioni per anticipo contributi, la cui percentuale di utilizzo è aumentata di 2,4 punti percentuali su base annua.
In particolare, si segnala una diminuzione delle richieste di finanziamento per investimenti (-7,9 punti percentuali), in controtendenza rispetto all’aumento rilevato l’anno precedente (+8,3 punti percentuali). La percentuale torna così ad allinearsi al valore riferito all’anno 2012 (24%).
Come già confermato dalle precedenti edizioni dell’Osservatorio, sono soprattutto le cooperative sociali che presumono di ottenere entrate principalmente da vendita di beni e servizi sul mercato a far registrare una previsione di andamento positivo per il 2015. Per l’anno in corso le cooperative sociali prevedono altresì stabilità rispetto al proprio fabbisogno finanziario. Tra chi prevede investimenti (circa il 39% del campione) cresce sensibilmente il ruolo di supporto attribuito al sistema bancario (quasi il 40%, +8,5 punti percentuali rispetto al 2013), ascrivibile ad una minore capacità da parte delle cooperative sociali di rispondere internamente, attraverso il proprio patrimonio, alle esigenze di sviluppo e di investimento. Sono soprattutto le cooperative sociali di tipo B a prevedere un maggiore ricorso al sistema bancario ed in particolare quelle che operano nel settore dei servizi ambientali. Anche se in diminuzione rispetto al 2013 (dal 44,2% al 37,2%), l’autofinanziamento continua a rappresentare una fonte significativa di copertura finanziaria.
A completamento del quadro relativo al rapporto tra finanza e imprenditorialità sociale in Italia, la IV ed. dell’Osservatorio ha ampliato lo spettro di analisi dell’indagine rivolta alle cooperative sociali alle imprese sociali con forma giuridica di società a responsabilità limitata, che costituiscono quasi il 30% dell’universo delle imprese sociali italiane.
Dal confronto, è emerso come il bacino di imprese sociali Srl si caratterizzi per peculiarità proprie rispetto alla cooperazione sociale nel rapporto con il mondo della finanza. Tali realtà, infatti, sono mediamente più giovani (il dato nazionale lo conferma, con una percentuale di start-up pari al 58%, fonte: Iris Network, 2014) e per tale ragione da un punto di vista patrimoniale e finanziario strutturalmente “più fragili” rispetto alle cooperative sociali.
Ciò si riflette su un diverso orientamento nella relazione con gli istituti di credito che trova riscontro, ad esempio, nel minor numero medio di banche con cui intrattengono rapporti (1,62 contro 2,27 delle cooperative sociali; il dato cresce infatti all’aumentare dell’età media di tali soggetti).
L’analisi rappresenta una situazione di sostanziale stabilità, in cui la maggior parte delle imprese sociali oggetto del campione di indagine (41,2% e 47,1%) dichiara di prevedere rispettivamente entrate da contributi, convezioni, rapporti con la pubblica amministrazione e donazioni e da vendita di prodotti e servizi sul mercato sostanzialmente equivalenti, per il 2015, alle corrispondenti entrate del 2014; l’8,8% degli intervistati dichiara di non avere rapporti con il mercato (16% nel caso delle cooperative sociali).
Nel complesso, il livello di soddisfazione per i servizi utilizzati è alto. Complessivamente quasi il 77% dei rispondenti si ritiene soddisfatto rispetto all’offerta commerciale delle proprie banche di riferimento, dato che supera di 16 punti percentuali quello relativo alle cooperative sociali.
Positivo il rapporto con le banche anche rispetto alle richieste di finanziamento effettuate: sul totale dei richiedenti, seppure basso, il 93% ha ottenuto finanziamenti (più del 70% per almeno la metà dell’importo richiesto). Le motivazioni della mancata/parziale concessione ricadono principalmente, da un lato, sull’aspetto delle garanzie inadeguate (quasi il 60%), che si collega alla necessità di valutare adeguatamente i soggetti in fase di start-up, e, dall’altro, sulla carenza in termini di expertise imprenditoriale o della capacità di fornire piani strategici e finanziari adeguati.
La pubblicazione annuale dell’ “Osservatorio Ubi Banca su finanza e terzo settore” si inserisce in un percorso strategico di comprensione e di un più efficace servizio al mondo del non profit compiuto da UbiBanca, che dal 2011 si è dotata di una struttura organizzativa dedicata alla gestione dei rapporti con la clientela appartenente al settore non profit (Enti, Associazioni e Terzo Settore), denominata UBI Comunità: uno specifico modello di servizio che comprende una piattaforma di prodotti e servizi su misura, studiati per soddisfare le peculiari esigenze delle organizzazioni non profit laiche e religiose.
http://www.quibrescia.it/cms/2015/03/23/ubi-banca-finanza-e-terzo-settore/?rnd=702402418?rnd=343137214