COOPERAZIONE

 


La cooperazione sociale ha rappresentato, in periodi storici di grande sviluppo industriale, una risposta a bisogni economici intessuta di forti elementi valoriali – partecipazione, mutualità, ridistribuzione, difesa del lavoro – in grado di innescare processi di sviluppo locali e di comunità.

La nascita delle tendenze cooperative nei gruppi sociali più deboli ha reso possibile un nuovo modello di associazione che, collegando le rispettive risorse e capacità degli associati, ha cercato di eliminare la speculazione commerciale (cooperative di consumo) e la dipendenza dei livelli di occupazione dalle scelte dei possessori di capitale (cooperative di produttori e lavoratori).

Nella cooperativa il fine e il fondamento dell’agire economico è il soddisfacimento dei bisogni della persona: alla base c’è dunque la comune volontà dei suoi membri di tutelare i propri interessi di consumatori, lavoratori, agricoltori, operatori culturali, ecc. Per tale motivo, mentre il fine ultimo sia delle società di persone che delle società di capitali è la realizzazione del lucro e si concretizza nel riparto degli utili patrimoniali, le cooperative hanno invece uno scopo mutualistico, che consiste ─ a seconda del tipo di cooperativa ─ nell’assicurare ai soci il lavoro, o beni di consumo, o servizi, a condizioni migliori di quelle che otterrebbero dal libero mercato.

I soci della Gramigna ritengono quindi che sia proprio dall’idea di cooperazione che si debba ripartire per poter garantire un modello di lavoro che rispetti i valori della solidarietà, della dignità e della giustizia distributiva e, allo stesso tempo, che possa riprodurre una valida alternativa ad un sistema economico improntato sul profitto che non assicura occupazione e stabilità.

L’interesse verso la persona ─vista non come oggetto dell’economia e del capitale ma come perno dell’attività dell’impresa─ è affermato nella cooperativa attraverso la proprietà di quest’ultima da parte di tutti i lavoratori che la compongono ─ ai quali spetta la distribuzione dei profitti ─ ed è sviluppato attraverso il controllo democratico che il socio lavoratore può, a tutti gli effetti, far valere sulle scelte più importanti riguardanti l’attività. Nella pratica di “una testa, un voto” si delinea così l’idea della compartecipazione dei lavoratori alla direzione dell’impresa.

La sovranità dei lavoratori permetterebbe inoltre l’adeguamento dell’orario di lavoro all’intensità della domanda di prodotti dell’impresa, spalmando gli effetti delle crisi di domanda su tutti i lavoratori ed evitando quelle difficoltà che le imprese comuni si trovano ad affrontare licenziando dipendenti.

La possibilità di riassorbire la disoccupazione rientrando nel mercato senza possedere capitali, la redistribuzione dei profitti verso tutti i lavoratori che hanno partecipato alla produzione, la partecipazione dei lavoratori alle scelte dell’azienda si affermano come gli ambiti principali di un archetipo di impresa più equa e solidale che potrà, tra le macerie della crisi economica, fare della suo piccolo germoglio un esempio per molti.

SOCIALE


L’uomo è un animale sociale. Così si esprimeva un certo Aristotele agli albori del pensiero moderno, se in tal senso si vuole significare la speculazione intellettuale sul significato della vita dell’individuo e la sua propensione innata a cercare se stesso negli altri.

La socialità, anche ridotta ai minimi termini, è premessa dell’esistenza stessa, della continuazione della specie. Un’inclinazione naturale che oggi è sempre più soggetta agli attacchi distruttivi e nichilistici dello sviluppo autoreferenziale, conseguenza di un delirio di onnipotenza narcisistico che condanna l’individuo alla solitudine cosmica, alla negazione della sua natura,  alla sua morte prematura.

Più che sinonimo, cooperazione è completamento del concetto più ampio di socialità. L’insicurezza insita nella condizione dell’uomo pensante libero dalle costrizioni istintuali, trova nell’altro da sé lo specchio del suo destino, ma allo stesso tempo la forza comune per rendersene artefici. Se la socialità implica il riconoscimento delle differenze interpersonali, la cooperazione ne raccoglie le potenzialità per il benessere individuale e collettivo.

Socialità e cooperazione trovano nel lavoro il momento più alto di compenetrazione reciproca. La produzione di merci o servizi utili al soddisfacimento dei bisogni primari collettivi, rende il lavoratore responsabile del benessere della società, degli altri. Una responsabilità che nel modello cooperativo è condivisa, e a sua volta sussistente tra gli individui dell’organizzazione stessa.

Sociale, nel senso comune, sta anche ad indicare la caratteristica peculiare della cosiddetta forma di Welfare State. La società democratica come entità altra dai suoi componenti, si fa carico di questi, delle loro difficoltà economiche, fisiche, esistenziali. Il modello attuale implica che lo Stato con le sue ramificazioni amministrative di prossimità territoriale, demandi a determinati organismi privati regolamentati dal diritto vigente, la cura e l’assistenza di categorie ritenute svantaggiate.

La Cooperativa La Gramigna, ha raccolto questa gravosa responsabilità intendendo coniugare l’esigenza lavorativa di chi è abile e professionalizzato, con i bisogni e l’esigenza di quelle persone che necessitano attenzione e premura, sotto tanti punti di vista; partendo dal riconoscimento dell’individuo come tale, a prescindere dalle sue difficoltà. In un’ottica di intervento tesa sempre al benessere, alla crescita, alla massima espressione delle potenzialità personali.

TERRITORIALE


L’uomo è la terra. La terra è l’uomo.

Da un punto di vista biochimico, gli elementi che costituiscono la nostra essenza materiale sono gli stessi presenti in ogni altra forma di vita intorno a noi. Tuttavia, senza l’elemento culturale che contraddistingue la specie umana dalle altre, senza la sua straordinaria capacità di adattamento, senza l’ingegno e il sentimento, la terra rappresenterebbe solo un habitat amorfo, governato da fredde leggi deterministiche. L’uomo sarebbe nient’altro che un ingranaggio incapace di autodeterminarsi, di trarre forza e vigore da ciò che lo circonda. L’uomo senza la terra perderebbe la sua essenza stessa, la terra senza l’uomo la possibilità di dare vita alla sua creatura più stupefacente. Recuperare l’importanza del senso di questo legame, smarrito nella cultura decadente attuale, è presupposto per la rifondazione dell’individuo e dei suoi rapporti interpersonali. Il rispetto dei cicli naturali, ad esempio, hanno regolato per secoli lo sviluppo della specie e il suo adattamento armonico con l’ambiente circostante.

Le prime comunità si sono formate e insediate spontaneamente, attraverso questo processo adattivo che fino a poche centinaia di anni addietro è stato sempre rispettoso, privo di alcuna volontà prevaricatrice e distruttiva. Così hanno preso forma le tradizioni. Sebbene alterate nel tempo dalle influenze esterne, in seguito alle conquiste e agli scambi commerciali, hanno conservato il loro carattere originario che deriva proprio dalle peculiarità del territorio di appartenenza; nonostante i tentativi delle ultime generazioni di rinnegare la storia, di estirpare  le radici della propria società. Razzismo, disoccupazione, conflitti, odio interetnico, sono la conseguenza di un antropocentrismo che rinnega il legame indissolubile con la terra, dove giace il seme dell’essenza stessa dell’uomo.

La presunzione di fondare un uomo nuovo su basi culturali metafisiche, su concetti astratti, attraverso l’uso del linguaggio nelle sue svariate forme, crea solo scenari postmoderni di rapporti de-umanizzati, idoli e falsi miti che deviano la coscienza individuale, recidendo il legame indissolubile tra ragione e sentimento.

L’esperienza cooperativa fondata su questi presupposti, significa dunque riscoprire e preservare quelle tradizioni autoctone che identificano una comunità e ogni suo singolo componente. Il che equivale alla valorizzazione delle differenze culturali, allo scambio e all’arricchimento reciproco, al cambiamento spontaneo, all’evoluzione graduale, all’adattamento, al progresso dell’uomo e della società.

Terra e territorialità, intesa quest’ultima come il riconoscimento di radici comuni, di tradizioni culturali nate dal rapporto simbiotico dell’uomo con il suo habitat, dalla sua esigenza di stanzialità e sicurezza, rappresentano il punto di partenza dell’azione cooperativa della Gramigna.